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Luglio 1917. Considerazioni dalla finestra aperta dell’ufficio di cassa. Tutto il transitorio è solo un confronto. Ciò che vediamo è un proponimento, una possibilità, un mezzo.

La verità reale si cela ancora nel fondo. Nei colori non ci avvince l’illuminazione, ma la luce. Luce e ombra formano il mondo grafico. Più che un giorno splendente di sole, è ricca di fenomeni la luce lie- vemente velata. Sottile strato di nebbia poco prima che traluca la stella. Renderlo col pennello è difficile perché l’istante fugge troppo rapidamente. Deve penetrare nell’anima. La forma deve fondersi con la concezione del mondo.

Il semplice movimento ci sembra banale. L’elemento tempo va eliminato. Ieri e oggi come contemporaneità. La polifonia della musica può sfuggire, in certa misura, a questa esigenza. Un quintetto del Don Giovanni è più vicino al nostro spirito che i movimenti epici del Tristano. Mozart e Bach sono più moderni della musica dell’800. se nella musica l’elemento tempo potesse venir superato da un movimento a ritroso, penetrante nella coscienza, sarebbe pensabile una seconda fioritura.

Noi scrutiamo nelle forme per amore dell’espressivo, e degli schiarimenti che ne derivano alla nostra anima. La filosofia tenderebbe un po’ verso l’arte. Sul principio mi stupiva quanto si vedeva di questa, poiché avevo pensato solo alla forma, il rimanente era risultato da sé. Pure, l’aver acquistato consapevolezza di questo «rimanente» mi ha giovato molto e reso possibile una maggiore varietà nella creazione. Ho perfino potuto diventare di nuovo illustratore di idee, dopochè mi ero affermato nella forma. Per me ora non esisteva più un’arte astratta. Restava soltanto l’astrazione del transitorio. Il soggetto era il mondo, se pure non questo mondo visibile.

La pittura polifonica supera la musica, in quanto qui il tempo è qualcosa di più che spazio. Il concetto della contemporaneità vi si manifesta più intensamente. Per rendere evidente il movimento a ritroso che concepisco nella musica, richiamo l’attenzione sull’immagine riflessa nei vetri laterali di una vettura tranviaria in corsa. Spostare l’accento, nell’arte, sull’elemento tempo è quello che ha tentato Delaunay, ricorrendo a un formato di lunghezza smisurata.