Il viaggio in Tunisia

Nel Natale del 1913 insieme al pittore August Macke e all’amico Louis Moillet Klee progetta un viaggio di conoscenza in Tunisia. Ha grandi aspettative. Ciò che cerca nel viaggio al sud è stato in parte già vissuto nella tradizione nordeuropea. Gli artisti non vi cercano solo l’ispirazione della bellezza classica. Più irrinunciabile è quella che arriva attraverso esperienze originarie e fondative, sensazioni radicali sotto tutti i punti di vista, da vivere nel profondo. Lo stesso Goethe mette in chiaro il valore delle esperienze non altrimenti ricavabili che penetrano i sensi nel suo Viaggio in Italia.

Si ha un bel dire, raccontare e dipingere! Sono cose al di sopra di tutto! La spiaggia, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, i castelli, le passeggiate! (...) Non si può né raccontare né descrivere la magnificenza d’un chiaro di luna come quelli di cui abbiamo goduto col vagare qua e là nelle strade, nelle piazze, per la riviera di Chiaia, la grande straordinaria passeggiata, e poi in riva al mare. Si è veramente presi dal senso di immensità dello spazio! Così vale la pena di sognare!

Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia.

Oltre che pensando a questo, Klee parte per una terra che ha già cominciato a mitizzare, in cerca della possibilità di cadere in ginocchio in un luogo ove non ci sia nulla e rimanerne profondamente turbato. In Tunisia lo attende l’oscura forza del sole, certo, e ciò si tradurrà nella indelebile impressione che la forza dei colori nordafricani lasceranno in lui per sempre. Ma ancor più le esperienze ricavabili nel nord e nel sud del mondo differiscono per la possibilità di avere quelle esperienze che la pervasività della rivoluzione industriale impedisce, per avere trasformato natura, paesi e la vita di chi vi abita. Per ottenere un paesaggio umano primigenio, intonso, dove anche i meccanismi sono rimasti gli stessi sin da tempi biblici e le città hanno del favoloso, con le strade che si intersecano in tutti i sensi è necessario spingersi oltre al punto in cui è arrivato lo sviluppo della ferrovia, questo è forse il segnale determinante. Goethe cento anni prima aveva dovuto spingersi, pur sconsigliato da tutti per la difficoltà e la pericolosità del viaggio, sino nell’entroterra siciliano. Senza l’esperienza della Sicilia, scrive, non avrebbe ricavato dall’Italia nessuna esperienza memorabile. Il confine oltre il quale regna una mitica purezza e la realtà ancora ha una forma assimilabile a quella dei sogni si stà spostando sempre più a sud, tanto che Klee per superarlo deve arrivare sino in nord Africa.

Il 6 aprile 1914 raggiunge Marsiglia in treno e si imbarca sul Carthage alla volta di Tunisi. Queste tre settimane di importanza fondativa per la sua formazione vengono annotate nei Diari con una numerazione singolare: l’intero viaggio, ventitré giorni, è descritto da frammenti che hanno tutti lo stesso numero, 926. A questo aggiunge una lettera progressiva – a, b, c, eccetera, sino alla u – come se si trattasse di un’unica annotazione, un unico accadimento apprezzabile al di fuori della sua suddivisione. In quelle pagine è riassunta un’unica lunga esperienza conoscitiva e iniziatica, al 99% di realtà. Vale la pena di riprodurne qui una sintesi delle parti significative e renderne la portata poetica ed esistenziale.

(…) Sono cominciati gli alberetti dai fiori rossi e i tetti di terracotta arancio, colore incantevole, proprio il mio autentico arancio. (…)

Lunedì 6.4. Girato nella mattinata per Marsiglia, fin fuori porta. La regione ha un suo stile e coloristicamente è qualcosa di nuovo. (…)

Svegliato in vista della costa sarda. I colori dell’acqua e dell’atmosfera sono oggi ancora più intensi di ieri. Sono più ardenti e un po’ più cupi.(…) Nel pomeriggio appare la costa africana. Più tardi, ben distinguibile, la prima città araba, Sidi-Bou-Said, e un dosso di montagna su cui sorgono con rigorosa uniformità bianche forme di case. La corporeità della favola, non ancora afferrabile, ancora lontana, eppure assai chiara. (…) Il sole di una forza oscura. La chiarità colorata sulla terra, promettente. Anche Macke lo sente. Sappiamo tutti e due che qui lavoreremo bene. (…) una passeggiata per la città araba di notte. Realtà e sogno a un tempo e, come terzo elemento, il mio personale, indipendente giudizio. Ne trarrò giovamento. (…) Il dottor Jaggi, comicamente sereno e freddo, non ha trovato qui una patria. (…) Ha nostalgia della Svizzera, a me più estranea che a un qualunque mendicante arabo. (…)

Mercoledì 8.4. Tunisi. La testa piena delle impressioni notturne di ieri sera. Arte-Natura-Io. Mi sono messo subito all’opera e ho dipinto all’acquerello nel rione arabo. Affrontata la sintesi architettura edile-architettura del dipinto. In quella prima pittura, non ancora decantato ma ricco di stimoli, molto dello stato d’animo del viaggio e dell’entusiasmo provato, appunto il mio Io. (…) Violento scirocco, addensarsi di nuvole, delicatissima affermazione dei colori. Nessun chiarore molesto, come a casa nostra. (…) Un parco con una flora molto singolare. Verde-giallo-terracotta. La risonanza in me è profonda e perdurerà, anche se non mi metto subito a dipingere. (…)

Sabato 4.4. St. Germain presso Tunisi. Alcuni acquerelli sulla spiaggia e dal balcone. L’acquerello sulla spiaggia ancora un po’ europeo. Potrebbe essere dipinto anche a Marsiglia. Nel secondo ho incontrato per la prima volta l’Africa. (…)

Domenica di Pasqua, 12.4. St. Germain. (…) L’ampia distesa dell’acqua è bellissima, ma non sembra illimitata. Tutto è contenuto entro grandi linee. La sera è di una bellezza indescrivibile. Per giunta si leva anche la luna piena. Louis mi incita a ritrarre il quadro. Gli rispondo che sarebbe tutt’al più un esercizio. È naturale che di fronte a questa natura io sia incapace. Eppure so qualcosa di più di prima. Conosco la distanza fra la mia incapacità e la natura. È una questione interiore da risolversi nei prossimi anni. Non provo affatto sconforto. Non si deve avere fretta se si vuole molto. La sera è per sempre profondamente in me. Più d’un pallido sorgere di luna del Nord mi farà pensare a questa silente immagine, e a me la ricorderà sempre. Sarà la mia sposa, il mio altro Io. Stimolo a ritrovarmi. Io stesso però sono il sorgere della luna del Sud.

Martedì, 14,4. Tunisi-Hammamet. (…) Che giornata! In ogni siepe cantano gli uccelli. In un giardino un dromedario è al lavoro presso un pozzo. È proprio un quadro biblico. Il meccanismo è rimasto di certo lo stesso. Per ore si potrebbe stare a vedere l’animale, guidato da una ragazza, che va su e giù, brontolando, e così provoca la discesa dell’otre, il suo riempirsi, il risalire e svuotare. (…) La città, situata sul mare, ha del favoloso, con le strade intersecantisi in tutti i sensi. (…) Nei dintorni, bellissimi giardini. Giganteschi cactus formano muri. Una strada è tutta serrata fra cactus. Girovagato e dipinto molto. La sera, al caffè, il canto di un cieco accompagnato da un tamburello, suonato da un ragazzo, un ritmo indimenticabile! (…)

(…) Viaggio meraviglioso, in mezzo a una natura sempre più desolata. (…) Akouda, una città di favola, piena di promesse, forse per tutta la vita, ci passa davanti. Alle due a Kairuan. (…) Assetati, beviamo molto tè per poter procedere degnamente alla scoperta di quella meraviglia. Per prima cosa un gran delirio, che culmina di notte al “Mariage Arabe”. Nulla di singolo, solo un tutto. E che tutto! Una quintessenza da Mille e una notte, con il novantanove per cento di realtà. Che aroma, penetrante, inebriante e che da chiarezza a un tempo. Cibo, vero cibo e bevanda stimolante. Inebria e tonifica. Profumo di legna ardente. La patria?.

Giovedì, 16.4. Di buon mattino ho dipinto fuori della città, luce lievemente diffusa, dolce e chiara. Senza nebbia. Poi ho disegnato in città. (…) Infine siamo entrati in un caffè. Sera dai colori altrettanto delicati che decisi. Virtuosi nel gioco della dama. Ora felice. Louis adocchia dolciumi colorati e mi invita a ritrarli perché lo so fare tanto bene. Interrompo il lavoro. Un senso di conforto penetra in me, mi sento sicuro, non provo stanchezza. Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore.

(…) Più tardi sono uscito solo, perché mi traboccava l’animo, per una delle porte della città, dov’erano alcuni alberi, delle rarità in mezzo alla rarità. (…) Io faccio bagaglio, alle 11 parte il mio treno. I miei due compagni seguiranno più tardi, nel pomeriggio oppure domani. Oggi devo essere solo, e devo potermi concentrare; è stato troppo forte quanto ho provato. (…) Di fronte a noi un negoziante di olio, letteralmente inzuppato dal liquido. Ne diffonde l’odore penetrante. Louis si scosta con una smorfia. Io sono tutt’occhi. (…)

Domenica, 19.4. Partenza da Tunisi. Anzitutto i preparativi. Molti acquerelli e una quantità di altre cose. Il più in me, profondamente in me, ma così abbondante che sarà sempre presente. (…) Sono un po’ inquieto, il mio veicolo è troppo carico. Devo mettermi al lavoro. La grande caccia è finita. Ora dovrò sventrare la selvaggina. (…)

Di ritorno dalla Tunisia i Diari si riempiono di annotazioni tecniche e di passi poetici di intensità unica. La selvaggina costituita dalle esperienze iniziatiche viene tradotta in accrescimento delle capacità figurative, e nei successivi sei mesi Klee annota molte delle formulazioni che saranno per sempre alla base della sua produzione pittorica. Si prepara a stendere il Kanon der Farbigen totalitat, il Canone della totalità cromatica, dove mettere in chiaro la natura del colore, che ora è tutt’uno con lui. Gli innovativi mezzi rappresentativi tecnici precedentemente acquisiti ora vengono chiamati a descrivere la nuova Teoria soggettiva dello spazio. Chiarirà nello schema dei Contributi alla teoria della forma la relazione tra linea e superficie e tra disegno e colore. E infine, dove tutto ciò si riassume, dalla Tunisia Klee torna in Europa dopo aver riconosciuto in sé una nuova identità, altro Io e stimolo a ritrovarsi nata sotto il segno della luna del Sud, per sempre sua mistica sposa. Tutto ciò profondamente in sé stesso ma così abbondante che sarà sempre presente, a Monaco, Weimar, Dessau, Düsseldorf e infine di nuovo a Berna, dovunque si troverà e per tutta la vita, a dare sostanza alla sua evoluzione spirituale e diventare materiale per l’opera d’arte.

Nel suo sud Klee trova la nuova patria d’elezione, la sabbia per il tenero piede e il nastro d’amore della dolce mano. Una patria interiore, dimensione psichica articolata, da poter abitare, per un Io rigenerato nella stessa forma della sua opera d’arte. Ecco il paese senza limiti, senza il respiro del ricordo, dove non mi portò nessun seno materno, che la luna del Sud, sua sposa siderale gli ha offerto di condividere per sempre con essa: il nuovo paese, posto “in nessun luogo – in qualche modo”, ereditando da lei la dimensione poetica universale di cui vivere sino alla fine dei suoi giorni.

Avanti
Avanti

Il fantasma della follia